L’ULTIMA TROVATA DELL’AMBIENTALISMO CIECO: LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE
di Gerardo Ghioni - Presidente Metropolis
L’attuale Piano delle regole del PGT di Milano prevede un nuovo strumento finalizzato ad elevare le prestazioni degli edifici, inserito all’art. 10. La sostenibilità ambientale. Ovvero sette parametri che devono essere soddisfatti per presentare un nuovo progetto nel Comune di Milano.
Glissando sulla difficoltà a comprendere la norma,
chiarezza che dovrebbe essere il fondamento di qualsiasi norma, soprattutto in
tempi di semplificazione, sembrerebbe a prima vista una norma che promuove la
qualità, l’efficienza e requisiti di risparmio energetico più elevati.
Addentrandosi nelle pieghe di questa norma, che
semplificando, promuove i seguenti sette parametri da rispettare.
1)
Adozione di soluzioni progettuali atte a
minimizzare le emissioni di CO2 connesse agli usi energetici dell’edificio.
2) Interventi
di rinaturalizzazione, anche attraverso forme di verde integrato negli edifici.
3)
Tecnologie per un ridotto consumo idrico e per il
riutilizzo delle acque meteoriche.
4) Utilizzo di
materiali sostenibili e/o a contenuto riciclato.
5) Adozione di
finiture superficiali con un alto coefficiente di riflettanza solare.
6) Soluzioni
per la mobilità sostenibile come ricarica per veicoli elettrici.
7)
Riduzione impatto climatico mediante superfici a
verde
Provando a fare un elaborazione dei dati con un
caso specifico si scopre che i parametri sono verificati mediante formule non
sempre condivise da enti certificati o da norme statali o europee. Spesso le
formule sono tratte da testi di singoli scienziati, che non sono mai state
dimostrate nell’applicazione. Spesso i parametri non sono espliciti ma devono
essere ricercati nella bibliografia tecnica, che è soggettivamente
interpretabile. In definitiva non
esistono delle regole certe.
Si scopre ad esempio che adottare nel progetto
materiale ad uso riciclato ci premia solo di un 5% nella riduzione della CO2,
non è scritto però quanto materiale riciclato adottare (1kg o 200 tonnellate?)
e su quali filiere è premiante intervenire. Si scopre inoltre che adottando superfici
con alto coefficiente di riflettanza solare e ombreggianti non comporta un
beneficio oggettivo in tabella (evidenti errori nelle formule). Un altro errore
l’abbiamo riscontrato nel capitolo “soluzioni per la mobilità sostenibile”,
ovvero computando le migliorie a progetto non si riscontra nessun beneficio
oggettivo in termini di CO2. Cioè in sostanza se anche si ottempera questo adempimento,
non è previsto nessun risparmio degli
oneri collegati. Per il recupero delle acque meteoriche e per i dispositivi
di risparmio idrico non ci sono formule atte a individuare la portata meteorica
sul lotto di progetto e la quantità di acqua grigia che si riesce a recuperare.
Allora mi chiedo, a cosa serve rispettare
una norma cosi complessa, un parametro cosi performante, se poi dal lato
pratico non esiste un beneficio connesso?
Si perché nel caso in cui uno o più dei parametri
non fosse rispettato, esistono degli oneri connessi, se non riesci a costruire un immobile efficiente e di qualità, paghi! Esatto
avete capito bene! Lo stesso concetto che se inquini paghi. Peraltro mi vengono
dei dubbi pensando che il Comune di Milano con gli ulteriori oneri, per
compensare la mancanza di raggiungimento dei parametri, possa realmente
realizzare opere veramente efficienti. Peraltro di quali opere si parla? Non è
specificato. Mi sembra un po’ come le multe, di cui i Comuni si cibano per
ripianare i propri bilanci. Alla fine non servono certo per migliorare la
sicurezza delle strade.
Inoltre la complessa modalità di calcolo e
l’attuazione comporterà inevitabili aumenti di costi per gli interventi
edilizi. Chi credete che pagherà tutto questo? I costruttori? Gli operatori
immobiliari? No. Il mercato immobiliare, ovvero gli acquirenti finali. Si venderanno
immobili performanti, che risparmieranno di più, qualitativi, immersi nel verde
ad un prezzo più alto.
C’è un ulteriore ragionamento da fare. Nel tempo
tutti questi standard abitativi dovranno essere mantenuti e la manutenzione ha un costo elevato che
ricadrà ulteriormente sui proprietari.
Allora perché questa norma? Sicuramente può
considerarsi una norma finalizzata a garantirsi
un’immagine verde ed ambientalista, nei confronti dei media, dei cittadini,
ma soprattutto di quei cittadini particolarmente orientati verso un’ecologia
senza compromessi, un ambientalismo del divieto a tutti i costi.
Sinceramente preferirei avere delle norme più
facilmente applicabili, vincolanti, che mi garantiscano che gli immobili
realizzati debbano veramente rispettare, senza deroghe e senza compensazioni,
le norme ambientali. Il movimento ambientalista, prima del corona virus, erroneamente
rappresentato, come un’operazione di facciata, anche da personaggi come Greta Thurnberg,
ci ha sicuramente convinti che è necessario fare qualcosa per provare a salvare
il nostro pianeta. E la risposta del Comune di Milano è sicuramente utile come
contributo.
Ma a mio parere bisognava farlo bene, con cognizione
di causa. Mi ricorda molto i decreti governativi di prevenzione del Corona
Virus e di supporto all’economia, succeduti in questo periodo. Una serie
infinita di norme poco chiare, poco trasparenti, poco attuate. L’Italia e Milano non hanno bisogno di
un’altra norma impossibile da attuare. Hanno
bisogno di poche regole chiare e facili da interpretare.
Scommetto che come spesso succede alcune imprese si
faranno promotrici di sistemi costruttivi che garantiranno il rispetto delle
norme. E sfrutteranno questa situazioni per aggiudicarsi clienti. Ma il risultato finale di avere edifici più
efficienti, più qualitativi, più verdi, più belli, con questa norma non credo
verrà raggiunto.
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